La giornata della Terra, gli animali e il contributo dell'agricoltura rigenerativa

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    La giornata della Terra, gli animali e il contributo dell'agricoltura rigenerativa





    INVIATO A CAORLE-VICENZA. La Terra soffre. Ce lo diciamo spesso. Oggi poi, 22 aprile, c'è una giornata mondiale dedicata al nostro Pianeta. Dibattiti e report snocciolano e analizzano problemi e soluzioni. Talvolta i primi, i problemi, sembrano tanto lontani dalle nostre vite quanto le seconde, le soluzioni. E questo perché nella sua semplicità - in fondo il concetto di un pianeta malato non è poi così difficile da comprendere - la Terra viene data per scontata. Come se fosse qualcosa che non ci tocca, un organismo capace di essere sempre a disposizione dei nostri bisogni. E se non si comprende il problema, figuriamoci la soluzione.



    Un ottimo esempio in questo senso è il concetto dell'agricoltura rigenerativa, in parole semplici quelle tecniche che permettono e aiutano i terreni a rigenerarsi, a prendere fiato e a essere nuovamente pronti a essere coltivati. Nel recente Italian Pet Summit è stato detto che solo il 19 per cento dei consumatori ha sentito parlare di questo tema. Eppure è fondamentale non solo per l'ambiente, ma anche per tutto quel mondo animale che nella terra vive e contribuisce a far vivere. Anche per questo abbiamo deciso di approfondire un progetto che vede Purina, uno dei leader nel mercato del pet care, decidere di operare in partnership con il Consorzio Tutela Prosecco DOC (con il supporto di due agenzie di consulenza ambientale, 3keel e Preferred by Nature). E, alla fine di questo viaggio, alcuni scopriranno (altri avranno la conferma) che l'agricoltura esiste anche e soprattutto grazie alle migliaia di esseri animali che popolano i nostri terreni.



    Il progetto si chiama LENs, Landscape Enterprise Networks che in italiano si può tradurre in "Network di Imprese per il Paesaggio". E ci tengono a sottolineare che si parla di "Paesaggio" e non 'solo' di "Territorio" perché i terreni coltivati rappresentano anche la bellezza di quel territorio, ne costituiscono il "paesaggio" per l'appunto. E questo è particolarmente vero per l'area che interessa il progetto LENs in questione: il territorio veneto e friulano, un'area che Purina conosce bene grazie allo stabilimento produttivo di Portogruaro.



    In che cosa consiste il progetto LENs e l'agricoltura rigenerativa
    LENs è una metodologia attraverso la quale aziende, con un interesse comune nella protezione dell'ambiente e la valorizzazione del territorio, possono collaborare per il raggiungimento di obbiettivi condivisi attraverso l’agricoltura rigenerativa. Quest'ultima segue, a differenza di quello convenzionale orientato su uno sfruttamento intensivo dei terreni e coltivazioni, un approccio che mira a migliorare la biodiversità (quella animale e vegetale sopra e sotto il terreno): a incrementare la salute del suolo (aumentando le pratiche agricole che proteggono la salute del suolo e ne aumentano la materia organica); rinforzando la tutela dell'acqua (riducendo gli input chimici, ottimizzando la fertilizzazione organica, applicando il controllo biologico delle avversità e migliorando le tecniche di irrigazione); migliorando la gestione del bestiame (ottimizzando i pascoli nei sistemi agricoli).



    La metodologia LENs è già stata applicata in altri Paesi, come il Regno Unito, e prevede tutta una serie di tecniche facilmente replicabili nelle aree obiettivo del progetto. Le misure principiali prevedono l'impianto di colture di copertura per preservare la fertilità del suolo, mantenere l'umidità del suolo e proteggere dall'erosione durante l'inverno; la sostituzione di fertilizzanti sintetici con quelli organici per non alterare le caratteristiche organolettiche dei prodotti, per ridurre l’impronta di carbonio derivante dall’utilizzo dei prodotti di sintesi e per nutrire i terreni con sostanze che trattengono l’acqua e contrastano l’esaurimento di nutrimenti; strategie avanzate di produzione e difesa integrata dalle avversità, per ridurre l'impatto negativo sull'ambiente, sulle acque sotterranee e sulla biodiversità; la piantumazione di siepi e boschi per creare e/o rafforzare gli habitat naturali e promuovere la biodiversità, catturare il carbonio e fornire una svariata serie di servizi ecosistemici anche per mezzo dell’agro-forestazione; la semina di strisce di erba o fiori selvatici ai margini dei campi coltivati o dei vigneti per costruire gli habitat privilegiati di insetti impollinatori e predatori e contribuire naturalmente al controllo dei parassiti e alla nascita di nuovi frutti; investimenti in stazioni meteorologiche e sensori del suolo per aumentare l’efficienza della gestione dei cicli colturali in campo, ridurre ed ottimizzare gli interventi fitosanitari, incrementare l’efficienza dell’utilizzo dell’acqua e ridurne gli sprechi, monitorando la variabilità di alcuni parametri come temperatura e umidità dell'aria, del suolo e delle foglie; la promozione dell'agricoltura di precisione attraverso una combinazione di campionamenti del suolo, immagini satellitari e sistemi GPS installati sulle macchine agricole, per migliorare l'efficienza delle pratiche agricole e aumentando la resa dei raccolti.



    I benefici da conoscere
    Il primo concetto importante che differenzia l'agricoltura rigenerativa da qualle convenzionale è legata all'anidride carbonica: nel caso della prima, la rigenerativa, il terreno diventa un serbatoio di anidride carbonica che va ad assorbire; nel secondo caso, quella convenzionale, il terreno diventa una fonte di emissionie di anidride carbonica e di gas serra. E già questo, se si parla di Pianeta, dovrebbe essere un concetto molto importante visto che, ce lo insegnano fin da piccoli, sono gli alberi ad assorbire la CO2, ma di quelli ce ne sono sempre meno.

    Il secondo concetto importante lo si può toccare davvero con mano. Passare dall'agricoltura convenzionale a quella rigenerativa richiede investimenti importanti (e per questo ci sono realtà come Purina che, attaverso questo progetto, supportano anche i piccoli agricoltori), adattamento locale e apprendimento delle nuove tecniche. E, in alcuni casi, forse anche più dell'aspetto economico, c'è l'aspetto culturale da far passare a chi per anni è stato abituato a un'agricoltura convenzionale basata su coltivazioni intensive difficilmente è propenso a intraprendere un viaggio di lungo termine come quello di questo tipo: applicare l'agricoltura rigenerativa richiede una tempo medio-lungo (da 3 a 5 anni) prima che le caratteristiche del suolo possano cambiare. Da una parte dunque ci un mondo agricolo che lavora per fare reddito, dall'altra ci cono tecniche che richiedono tempo senza produrre quel reddito. Però. spiegano gli agronomi, è un approccio sbagliato perché è come pensare agli interessi finanziari di un capitale senza rendersi conto che quel capitale si sta deteriorando. Per comprendere al meglio questo concetto ci sono due aspetti da considerare: la capacità di drenare l'acqua piovana e la presenza di animali nel terreno.



    Partiamo dal primo aspetto: l'acqua e la terra. Un impianto di colture di copertura permette al terreno di mantenere una capacità di assorbire l'acqua e di trattenerla al suo interno. Se questo non avviene, l'acqua piovana poco per volta finisce per portare via la terra e, soprattutto, le sue qualità organiche. Un test fatto durante la visita a Vicenza ha mostrato una zolla di terra prelevato da un terreno in cui viene applicata un'agricoltura rigenerativa e una dove viene applicata quella convenzionale. Le due vengono posizionate su una rete metallica e messe in due contenitori di vetro. Poi viene versata dell'acqua nei contenitori e si va a valutare l'effetto di erosione sulla zolla: mentre la prima è capace di assorbire, di mantenersi compatta nell'acqua, la seconda, quella sfruttata anno dopo anno con coltivazioni intensive, inizia a sgretolarsi e in pochi minuti buona parte si è sbriciolata sul fondo dell'ampolla di vetro. È un fenomeno di erosione dovuto a terra "esausta", incapace di fare il suo lavoro di drenaggio. E così può capitare che, un terreno appena seminato, se sottoposto a un'intesa precipitazione, perda completamente l'intero prodotto.

    L'altro aspetto è quello del mondo animale, più o meno visibile, che vive nella terra. Raccogliendo dei campioni di terra si scopre un mondo di animali che possono essere più o meno rari rispetto alla loro natura. Anche in questo caso i terreni in cui viene applicata un'agricoltura rigenerativa è normalmente più ricca di animali e ciascuno di loro ha un suo ruolo (ci ricordano che "senza lombrichi l'agricoltura non esiste"). E anche in questo caso c'è un modo relativamente semplice per valutare la bontà della terra: a ogni animale - dai ragni alle formiche, dai lombrichi alle sanguisughe -, viene attribuito un punteggio in base alla rarità dello stesso. Un buon terreno si ha quando da un campione di terra si raggiunge un punteggio di 100 (per capirci il termine di paragone di un bosco selvatico arriva a quota 250), sotto quel livello il terreno dimostra un sovrasfruttamento.



    https://www.lastampa.it/la-zampa/2024/04/2...tiva-422673380/
     
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