Torture al Beccaria, gli agenti si difendono: «Noi abbandonati a noi stessi». Quella mail della direttrice e le intercettazioni choc

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    Torture al Beccaria, gli agenti si difendono: «Noi abbandonati a noi stessi». Quella mail della direttrice e le intercettazioni choc

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    Pestaggi, torture e un tentato stupro. Un vaso di pandora scoperchiato da un'inchiesta che ha portato all'arresto di 13 agenti di polizia penitenziaria protagonisti di un presunto «sistema» di «violenze reiterate, vessazioni, punizioni corporali, umiliazioni» e spedizioni «punitive» nei confronti di almeno una dozzina di minorenni detenuti nell'istituto di pena Beccaria di Milano. Sono iniziati il 23 aprile i primi interrogatori di garanzia dei 13 agenti di polizia penitenziaria. Sono sei gli agenti interrogati davanti al gip Stefania Donadeo al carcere di Bollate, tra cui Roberto Mastronicola, Maurizio Cimino, Giovanni Blandino, Mario Pisano e Salvatore Imbimbo (uno di loro ha deciso di non rispondere) che si sono difesi raccontando di essere stati «abbandonati a loro stessi».

    Le accuse agli agenti

    I reati contestati sono di omissione, di tortura, maltrattamenti, lesioni, falso ideologico e, in un caso, di tentata violenza sessuale. Reati aggravati da minorata difesa, abuso di potere, minore età delle vittime e futili motivi. L'indagine è nata dalle segnalazioni del consigliere comunale David Gentili e del Garante dei diritti dei detenuti di Palazzo Marino, Francesco Maisto, nella quale poi sono confluiti i racconti di psicologi, genitori e degli stessi ragazzi ex detenuti, vittime di violenze avvenute tra l'autunno del 2022 e lo scorso marzo.

    Agli atti anche intercettazioni e i filmati delle telecamere interne. Intanto, le indagini vanno avanti per accertare, sempre partendo da testimonianze e segnalazioni, eventuali altri casi di pestaggi e torture e pure eventuali coperture e depistaggi nella struttura in relazione all'operato degli agenti.


    Le omissioni

    Come scritto dall'aggiunto Letizia Mannella e dei pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena nella richiesta di custodia cautelare da cui è scaturita l'ordinanza del gip Stefania Donadeo, il «metodo di violenze» attuato nel carcere minorile Beccaria di Milano «ha avuto il suo principale fondamento nel contributo concorsuale omissivo e doloso di una serie di figure apicali, con posizione di garanzia effettiva nei confronti dei detenuti» e «fra questi» l'ex «comandante della Polizia Penitenziaria», Francesco Ferone, poi sospeso, «che ha consapevolmente agevolato e rafforzato le determinazioni criminose dei suoi sottoposti»

    A finire negli atti d'inchiesta anche le «relazioni ispettive» del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità. In particolare, presso l'istituto «nel corso del 2022 - si legge - sono state compiute un'ispezione ordinaria (tra il 17 ed il 19 gennaio) e tre straordinarie (il 4 aprile, il 4 maggio ed il 26 dicembre cioè nel giorno seguente l'evasione di un gruppo di detenuti)». L'ispezione dell'aprile 2022 era stata «eseguita in relazione agli episodi di violenza sessuale e di aggressione subita» da un giovane «da parte di altri detenuti». Da quella relazione, come si legge, veniva a galla una «non adeguata condivisione delle informazioni di interesse con l'Area Sicurezza, rilevanti per la gestione dei detenuti all'atto del loro ingresso in Istituto».

    Successivamente, scrivono i pm, «il direttore» del carcere «assicurava un immediato confronto con le diverse aree» interessate «e la predisposizione di procedure migliorative di presa in carico e di condivisione delle informazioni tra tutti gli operatori che interagiscono sul percorso penitenziario dei minori». Pur dovendo compiersi «approfondimenti investigativi ulteriori in ordine al contesto generale consolidatosi all'interno» del Beccaria, segnala la Procura, «non vi è dubbio che il contenuto delle relazioni segnali un generale degrado nei rapporti fra gli operatori del carcere e fra questi ultimi e i detenuti». In particolare, risulta ancora dagli atti, «emergono profili rilevanti di omessa vigilanza da parte del personale rispetto a plurimi episodi violenti anche di natura sessuale accaduti fra i detenuti all'interno delle celle, con una frequenza temporale particolarmente significativa».

    «Siamo stati abbandonati a noi stessi»

    Colpa del sistema in cui si sono ritrovati, fagocitati dalle situazioni che non hanno poi saputo controllare. Questa la difesa dei primi agenti interrogati che si sono sentiti «abbandonati a loro stessi», «senza controlli gerarchici e aiuto da parte della struttura, incapaci di gestire le situazioni» e per questo capitava, in sostanza, che reagissero con violenza nei confronti dei detenuti minorenni. È quanto hanno sostenuto, negli interrogatori di oggi davanti al gip, cinque dei sei agenti della Polizia penitenziaria, tutti giovani tra i 25 e i 35 anni e in gran parte di prima nomina, arrestati il 22 aprile assieme a sette loro colleghi. Uno si è avvalso della facoltà di non rispondere.

    In sostanza, da quanto si è saputo, negli interrogatori davanti al gip di Milano Stefania Donadeo, andati avanti nel carcere di Bollate dalla tarda mattinata fino a metà pomeriggio, gli agenti arrestati hanno spiegato di essersi trovati da soli a dover gestire le situazioni e il rapporto coi detenuti, tutti loro senza adeguata formazione, giovani e con scarsa esperienza. «Nessun aiuto», avrebbero spiegato, da superiori o da altre figure della struttura. In certe casi avrebbero anche salvato la vita, stando alle loro parole negli interrogatori, a dei ragazzi, sia per tentativi di suicidio che per incendi scoppiati.

    In altri casi, invece, sarebbe loro partita la mano come reazione, perché non riuscivano a gestire, hanno sostenuto, questo rapporto con i minori detenuti. Altri interrogatori per gli arrestati sono fissati per il 24 e il 16 aprile, mentre da lunedì 29 saranno sentiti dal gip gli otto agenti sospesi con misura cautelare nell'inchiesta dell'aggiunto Letizia Mannella e dei pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena.

    «Ero impreparato, non ce la facevo più»

    «Io non ce la facevo più, avevo già chiesto di essere trasferito e venivo anche seguito da uno psicologo» ,ha rivelato un altro agente. Sulla falsariga di quanto hanno spiegato anche gli altri quattro agenti che hanno deciso di parlare, il poliziotto ha raccontato che non gli era stata data «alcuna formazione specializzata» per trovarsi davanti quei ragazzi cosiddetti «difficili». E ha ammesso, così come altri, che lui «per rabbia e reazione» avrebbe commesso quelle violenze.

    Anche lui ha parlato di una «situazione che si era creata», non predeterminata, in cui «noi giovani senza esperienza dovevamo affrontare e gestire tutto da soli e diventavamo rabbiosi». Lui non ce la faceva più, stando a quanto ha messo a verbale, e aveva chiesto «già da tempo di essere trasferito».

    Le intercettazioni

    «Ha pigliato una scaricata proprio massiccia, capito?....Dalle immagini non sono messo bene perché se ne vedono assai palate (colpi, ndr).... Tante...tante e brutte... Ehh... però vabbè... alla fine io lo so com'è che non gli devo lasciare un cazzo....infatti non ha un segno addosso». Sono le parole che pronuncia, senza sapere di essere intercettato, Giovanni Blandino uno degli agenti della polizia penitenziaria agli arresti.

    Nel dialogo con una collega risalente allo scorso 9 marzo si parla di un presunto pestaggio avvenuto la sera prima, ma l'agente avrebbe tre certificati per dimostrare che non è stato lui a provocare contusioni già esistenti. Una difesa che prosegue il 12 marzo in una conversazione con un altro collega. «Io dalle telecamere sto in difetto, però manco è stata una cosa così distruttiva; c'ho tre certificati che il ragazzo non è morto... cioè...», dice l'arrestato.

    «Appena mi ha tirato il sangue addosso, basta! Non sono due schiaffi... è una raffica... eh... hai capito?» dice l'indagato all'amico che ribatte: «Gli schiaffi si devono dare nel momento giusto... eh! La raffica degli schiaffi tuoi... è quella... perché l'eccesso ti ha portato il difetto». Schiaffi, e non solo, come emerge nella richiesta di misura cautelare con cui la procura di Milano ha chiesto il carcere per più agenti che «hanno manifestato così chiaramente spregio della Amministrazione stessa a cui appartengono, della funzione rieducativa agli stessi attribuita e dell’osservanza della legge».

    Lo scambio mail tra una madre e la precedente direttrice

    Agli atti dell'inchiesta c'è anche uno scambio di mail tra la madre di un detenuto vittima di un pestaggio e l'allora direttrice facente funzione Maria Vittoria Menenti, che dalle carte non risulta indagata. La madre del ragazzo, infatti, dopo aver visto in videochiamata il figlio con «segni di percosse sul viso», il 2 gennaio 2023, aveva segnalato l'episodio alla direzione tramite una mail.

    Otto giorni più tardi, Menenti le aveva risposto rassicurandola «sull'adozione delle procedure previste nel caso specifico». Lo stesso ragazzo, raccontando a verbale un'aggressione subita il 22 dicembre 2022 da tre agenti, ha dichiarato che «mentre si trovava steso a terra davanti all'ufficio del capoposto, ancora ammanettato e sanguinante in volto», era intervenuta l'allora direttrice del carcere, ossia Menenti, «che intimava agli assistenti di togliergli le manette» e «disponeva l'invio in infermeria» del detenuto.

    Come osservano l'aggiunto Letizia Mannella e i pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena nella richiesta di custodia cautelare, «gli agenti interrompevano il violento pestaggio» ai danni del giovane «solo per l'arrivo della direttrice», la quale «vedeva il detenuto a terra sanguinante e ordinava loro di togliere le manette». Stando agli atti, Menenti avrebbe poi preso parte anche al colloquio di un altro ragazzo «con il comandante e la psicologa», nel quale il giovane espose «i fatti» relativi a un pestaggio che aveva subito il 18 dicembre 2022. Il difensore del ragazzo presentò denuncia il 16 marzo 2023. Lo scorso dicembre si è insediato al Beccaria il nuovo direttore Claudio Ferrari.

    L'ex direttrice non avrebbe denunciato

    I pm di Milano stanno quindi valutando anche la posizione dell'ex direttrice facente funzione Maria Vittoria Menenti, la quale allo stato dagli atti non risulta indagata. Da quanto si è appreso, infatti, inquirenti e investigatori, dopo la prima tranche di indagine che ha portato alle misure cautelari di ieri nei confronti di 21 agenti di Polizia penitenziaria, ora stanno approfondendo un altro filone che riguarda, appunto, le presunte «omissioni», andando a verificare i comportamenti anche degli educatori, del personale sanitario e dei vertici della struttura.

    E ciò per valutare eventuali profili di omesse denunce rispetto alle torture e ai pestaggi degli agenti, ovvero di chi sapeva e non ha denunciato, ma anche di concorso nelle violenze con condotte omissive, ossia di chi lasciando fare ha avallato gli abusi. Nei due casi che emergono dalle carte e che riguardano Menenti (uno scambio di mail con la madre di un ragazzo che sarebbe stato pestato e il racconto di un altro che ha detto che la direttrice lo vide a terra «sanguinante») non risultano essere state effettuate segnalazioni o denunce da parte della stessa direttrice dell'epoca.


    Analisi di dispositivi, telefoni e tablet sequestrati agli agenti

    Nel frattempo si indaga anche su altri 4-5 episodi ai danni di altrettanti minori detenuti (otto le vittime indicate nell'ordinanza), tanto che gli inquirenti già oggi hanno ascoltato delle persone. E andranno avanti a sentire a verbale nei due filoni, quello sulle omissioni e l'altro sulle nuove violenze da accertare, personale del Beccaria, ma anche i ragazzi attualmente detenuti. Allo stesso tempo, inizierà l'analisi dei tanti dispositivi, telefoni e tablet sequestrati agli agenti, mentre una nuova squadra di Polizia penitenziaria è arrivata oggi al carcere minorile per sostituire i colleghi in carcere o sospesi.



    www.leggo.it/schede/torture_beccar...-9-8075846.html


    .....MA CHE COSA VERGOGNOSA E SCHIFOSA SUCCEDEVA IN QUEL CARCERE TORTURE A RAGAZZINI....FANNO I CORTEI PER LE CATENE DELLA SALIS E PER QUESTA COSA VERGOGNOSA NESSUNO SI è MOSSO!!!!!!!!!!!! :verg: :verg: :verg: :verg: :verg: :verg: :verg: :verg: :verg: :verg: :verg: :verg: :verg: :verg: :verg: :verg:
     
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